10 domande a Antonio Ferrara

Quando hai deciso che volevi fare lo scrittore?
Dopo aver lavorato per sette anni da educatore in una comunità alloggio per minori. Lì mi è venuta voglia.

Com’è stato vedere pubblicato il tuo primo libro? Era un sogno che diventava realtà?
Vedere il tuo nome stampato su una prima di copertina e il libro nello scaffale di una libreria è stato una vertigine. È stato assolutamente WOW! Ancora adesso, quando penso ai miei libri abbandonati tra le mani di sconosciuti, sono felice e mi spavento.

Hai una kriptonite creativa?
Certo, ne ho due: leggere i quotidiani e vedere tanto cinema d’autore.

Tre libri/autori/illustratori preferiti quando eri piccolo e oggi.
Tre libri da piccolo: Pinocchio, Pel di carota, I dialoghi del signor Veneranda
Tre autori da piccolo: Collodi, Jules Renard, Achille Campanile
Tre illustratori da piccolo: Walt Disney, Sergio Toppi, Hugo pratt

Tre libri oggi: La vita davanti a sé, Le avventure di Huckleberry Finn, Le rose di Shell
Tre autori oggi: Annamaria Ortese, Romain Gary, Mark Twain.
Tre illustratori oggi: Beatrice Alemagna, Laura Carlin, Lorenzo Mattotti.

La cosa più bella e quella più brutta del lavoro di scrittore.
La più bella è incontrare i miei lettori ragazzi e scoprire l’effetto che su di loro ha prodotto la lettura dei miei libri. E, ascoltando le loro domande e le loro osservazioni, pensare a come scrivere meglio il prossimo libro.
La più brutta essere consapevole che tanti adulti (persino docenti, ahimè) non sono per niente interessati alla letteratura per ragazzi.

In qualità di artista, quale mascotte/avatar/spirito animale sceglieresti?
Sicuramente un asinello.

Come ti è venuta l’idea per questo libro e che cosa hai imparato, scrivendolo?
Mi ci ha spinto la lungimiranza di Renata Gorgani, che si è ricordata di un mio incontro “comico” con i bambini ospiti della Libreria dei Ragazzi e mi ha proposto di tornare a quello spirito. E così sono tornato, dopo tanti libri che, pur contenendo sempre una certa ironia, erano in fondo drammatici, a divertirmi e a provare a far divertire. Si tratta di un libro pirotecnico, pieno di invenzioni buffe e spiritose e ricco di colpi di scena. Insomma, mi ci sono divertito, appunto.

Raccontaci tre cose interessanti/folli su di te.
Leggo al gabinetto, seduto sul water (ma non solo lì).
Quando voglio scrivere con un linguaggio più intenso scrivo a piedi nudi, così l’energia che scaturisce dalla terra mi raggiunge più facilmente (d’inverno raffreddore garantito).
Scrivo spesso sui treni, quando è consentito viaggiare, perché viaggiando mi trovo in nessun luogo, non più nella città da cui sono partito e non ancora nella città in cui approderò. Proprio come in un romanzo mentre lo stai scrivendo. Senza contare che in treno puoi ascoltare i dialoghi e le telefonate dei passeggeri e infilarle di soppiatto nel tuo libro.

Se non avessi fatto lo scrittore, che lavoro avresti scelto?
Non ho dubbi: il pittore, o il giornalista, o il politico, o lo psicologo. Idee chiare, vero?

C’è qualcosa di particolare che vorresti dire ai tuoi lettori?
Sì. Che nei libri ci sono nascoste le loro emozioni, non solo quelle di chi scrive. E dunque vorrei dire loro di approfittare di quella straordinaria intimità tra due sconosciuti, uno che scrive e uno che legge.

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