10 domande a Salva Rubio, autore di “La bibliotecaria di Auschwitz”

La bibliotecaria di Auschwitz è l’adattamento in graphic novel dell’omonimo romanzo di Antonio Iturbe, e racconta la storia di Dita, una ragazzina ebrea deportata ad Auschwitz che trova nei libri la forza di resistere all’orrore del campo di concentramento. La trasposizione è opera degli sforzi congiunti dell’illustratrice Loreto Aroca e dello scrittore Salva Rubio, che ha risposto a 10 domande su di sé e sul suo lavoro.

Quando hai capito di voler diventare uno scrittore?

Adoro leggere, e in particolare fumetti, da quando sono bambino. Non avevo idea, però, di che tipo di persone li realizzassero, e non mi era mai passato per la testa che avrei potuto farli anche io. Una volta cresciuto, ho studiato Storia dell’arte e mi sono innamorato della Storia del cinema. Poi mi sono specializzato in Sceneggiatura e ho scritto un film, ma ho capito molto presto che avevo troppe storie da raccontare, e che il cinema non era il media adatto, visto che realizzare un film è molto complicato. Così, mi sono buttato sui fumetti, e da allora ne ho pubblicati quindici in cinque anni: un sogno che si è realizzato.

Sei il primo artista della tua famiglia?

Sì. Vengo da una famiglia della classe operaia.

Come ti è venuta la prima idea per questo libro e cosa hai imparato scrivendolo?

In realtà il progetto ci è stato proposto dal nostro editor. La bibliotecaria di Auschwitz è un romanzo molto famoso in Spagna, e per noi adattarlo in forma di graphic novel è stata una grande opportunità.
Dita, la protagonista, mi ha insegnato la resilienza durante i momenti bui.

La parte migliore e quella peggiore dell’essere uno scrittore.

La migliore è il privilegio di poter scrivere e pubblicare le idee che mi vengono in mente. La peggiore è che si tratta di un lavoro poco sicuro, e probabilmente diventerà impegnativo quando sarò vecchio e povero.

Che personaggio letterario ti piacerebbe essere? Approfondisci se vuoi!

Ne avrei tanti, ma dirò Ismaele di Moby Dick poiché, nonostante si senta un estraneo, ha comunque il privilegio di osservare e raccontare.

I tuoi tre libri, autori o illustratori preferiti di quando eri bambino e di oggi.

Da bambino: Joan Manuel Gisbert, Jack London e R. L. Stevenson.
Oggi: Marcel Proust, Pío Baroja e Ernst Jünger.

Raccontaci tre cose interessanti/un po’ pazze su di te!

  • Ho un canale Youtube dove pubblico cover metal.
  • Una volta ho detto a Leonardo Di Caprio di andare al diavolo.
  • Da bambino sono stato in coma.

Se non potessi essere una scrittore, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?

Quello del ricercatore culturale.

Cosa vorresti che i lettori italiani ricordassero della tua storia?

Vorrei che pensino che abbiamo fatto un buon lavoro nell’adattare la storia di Antonio Iturbe.

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