10 domande a Suzanne Kaufman, illustratrice di “Siamo tutti benvenuti”

Quando hai capito che volevi diventare una scrittrice?

In realtà è qualcosa che ho sempre desiderato fare, solo non lo credevo possibili visto che nella mia famiglia sono tutti matematici… Tutto è cambiato quando ho avuto il mio primo figlio.

Com’è stato vedere il tuo primo libro pubblicato? È stato l’avverarsi di un sogno?

Si, lo è stato. Sono un’appassionata di libri da sempre. I miei genitori sono stati entrambi insegnanti, quindi sono cresciuta circondata da libri e mai avrei pensato un giorno di pubblicarne uno io. Mi sento così fortunata.

Hai una tua kryptonite artistica personale?

I colori e le pose! Al college dipingevo ad olio soggetti astratti e lavoravo nell’animazione. Entrambi i lavori  concentrati sull’emozione e sui sentimenti. La “sensazione” è la parte più importante della creazione di libri per me ed è puramente organica e istintiva. Quando mi blocco su questo, torno sempre al colore e alla posa.

I tre libri/autori/illustratori preferiti della tua infanzia e di oggi.      

Da bambina:
Curious George, di Magaret & H.A. Rey 
Busy Town, di Richard Scarry 
I can fly, di Mary Blair 

Oggi:

Boats for Papa, di Jessixa Bagley 
Home, di Carson Ellis
Don’t Eat Your Classmates, di Ryan Higgin’s 

Qual è la parte migliore e quella peggiore del mestiere di scrittore?

La parte migliore è quando mio figlio si riconosce in uno dei personaggi dei miei libri.

La parte peggiore è consegnare un libro sapendo che non potrò continuare a sistemarlo.

Come scrittrice, quale mascotte/avatar/spirito animale sceglieresti?  

Le scimmie! Sono spiritose e curiose.

Quali sono state le tue prime impressioni su questo libro e cosa hai imparato illustrandolo?

La mia prima impressione su questo libro è stata che è una celebrazione di tutti i tipi di bambini e famiglie, e durante la sua lavorazione ho imparato molto sulle tradizioni familiari di altre persone.

Raccontaci tre cose folli/interessanti su di te.

Ho scalato il Monte Olimpo in Grecia indossando dei sandali.

Una volta ho venduto tutto ciò che possedevo per viaggiare in giro per il mondo.

Facevo lo jodel e suonavo il campanaccio in un gruppo giovanile di polka.

Se non fossi diventata un’illustratrice, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?

Probabilmente la ranger in un parco o la guida di viaggi avventurosi.

Vorresti dire qualcosa ai tuoi lettori italiani?

Sono davvero emozionata di poter condividere questa storia con voi! L’italia è uno dei miei posti preferiti da visitare, disegnare e dove mangiare fino a stare male.

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