Venduto in 37 lingue. Bestseller in Norvegia, dove è in vetta alle classifiche. Un film in lavorazione. Vincitore dei più importanti premi di letteratura per l’infanzia. Un autore carismatico ed eclettico. Tutto questo, e molto di più, è William Wenton e il ladro di luridium, primo romanzo della trilogia ideata e scritta da Bobbie Peers. Regista e sceneggiatore norvegese di immenso talento (con il suo cortometraggio Sniffer ha vinto nel 2006 la Palma d’Oro al Festival di Cannes), Bobbie è entrato nell’olimpo degli autori per ragazzi più amati, con il benemerito della critica, che ha osannato la sua opera. Una storia che mescola con originalità e talento avventura e mistero, con un protagonista che conquista dalla prima pagina. Bobbie Peers è riuscito a condensare elementi fantasy e di science fiction e a costruire una trama ricca di colpi di scena, che accompagnano il lettore fino all’ultima, avvincente pagina.
Abbiamo fatto le nostre dieci domande a Bobbie Peers, per scoprire come è nato William Wenton, e com’è la vita di uno scrittore di fama mondiale.
Quando hai deciso che avresti fatto lo scrittore?
Ho iniziato a scrivere e disegnare fumetti quando avevo circa dieci anni. Il mio obiettivo era diventare il miglior illustratore al mondo. Ma poi ho capito che scrivere era la parte più importante. C’è un vecchio detto sui fumetti: “Puoi salvare dei brutti disegni con un’ottima scrittura; ma non puoi salvare una pessima scrittura con ottimi disegni”.
Così, ero abbastanza giovane quando ho scoperto l’importanza della scrittura. E che mi piaceva scrivere. Poi, quando ho iniziato a studiare cinema a Londra, ho cominciato a scrivere sceneggiature… e qualche anno dopo, libri. È stato un processo lento e un lungo viaggio, ma sono felice di averlo fatto. Perché adesso sono uno scrittore.
Cosa hai provato nel vedere il tuo libro pubblicato? È stato un sogno diventato realtà?
Mi è sempre piaciuto leggere. Quando ero un ragazzino, ho saltato qualche volta la scuola e mi sono rifugiato in biblioteca. Ma non avevo mai pensato di essere in grado di scrivere un libro. Mi era sempre sembrato un lavoro spaventoso. Così quando il mio primo libro è stato pubblicato, la mia vita è cambiata in molte cose.
Hai una kryptonite nella scrittura?
Internet e il mio computer sono contemporaneamente la mia musa e la mia kryptonite. Li uso sempre mentre scrivo. Ma è così facile perdersi e dimenticare di scrivere. Così cerco di usarli solo se necessario. Per questo scrivo quasi tutto a mano e quando sono soddisfatto trascrivo tutto con una vecchia macchina da scrivere prima di scansionarlo al pc con un software di riconoscimento testuale. Il libro è già ben avviato prima ancora di avere a che fare con un pc.
I tre libri/autori/illustratori preferiti di quando eri bambino e di adesso.
I primi libri che mi siano davvero piaciuti sono stati gli Hardy boys. Li adoravo. Poi ho scoperto Douglas Adams. È ancora uno dei miei autori preferiti, e ogni tanto rileggo i suoi libri. In terza posizione ci sono René Goscinny e Albert Uderzo che hanno scritto i meravigliosi fumetti di Asterix e Obelix.
La parte migliore e quella peggiore dell’essere uno scrittore.
Sono stato un regista per la maggior parte della mia vita. E ho scritto tantissime sceneggiature. Ma scrivere libri mi ha portato a un livello creativo nuovo. Quando scrivevo sceneggiature, c’era sempre una vocina nella mia testa che mi diceva: “costerà troppo… ecc…”. C’era un budget che mi teneva sull’attenti.
Ma quando ho iniziato a scrivere libri, il cielo non aveva più limiti. E questo mi piaceva. Epiche battaglie spaziali costavano esattamente quanto normali conversazioni su un autobus. Erano solo parole. Così la parte migliore dello scrivere libri è la libertà che mi ha dato. Ovunque io riesca a immaginare, posso scrivere.
La parte peggiore è che è un mestiere solitario. A volte mi sento come un eremita che ha bisogno di aria fresca e sole almeno una volta a settimana.
Come scrittore, cosa sceglieresti come mascot/avatar/spirito animale?
Il mio avatar potrebbe essere un incrocio tra una piovra e una tartaruga. Pensate solo a quante parole potrei scrivere in un giorno con otto tentacoli! E le tartarughe vivono praticamente per sempre. Potrei avere una lunghissima carriera. L’unico problema potrebbe essere che la tartaruga è un tantino lenta. Così l’attuale lavoro di scrittore dovrebbe essere fatto dalla piovra. In effetti, la tartaruga potrebbe essermi solo di intralcio. Lasciamo stare. Ecco la mia risposta finale: una piovra.
Dove hai trovato l’idea per questo libro e cosa ti ha insegnato?
È successo per caso, quando ho visto uno show online su qualcosa chiamato astrolabio. In pratica è un’antica bussola. Ma non è magnetica. Devi girare e ruotare parti meccaniche per poterla utilizzare. È rotondo, dorato e bellissimo. E molto antico. Tipo di due o tremila anni fa. Forse di più. Così ho iniziato a pensare quanto sarebbe stato forte se un ragazzino avesse trovato un oggetto così, e avesse iniziato a smanettarci. Poi ci sarebbero stati codici da risolvere, che avrebbero svelato al ragazzo dei segreti sul mondo intorno a lui e sulla sua stessa vita. La storia di William Wenton è nata così.
Raccontaci 3 cose interessanti o folli di te.
1. So scrivere al contrario. Scrivo a mano da destra a sinistra, e quando metti la scritta di fronte allo specchio si vede cosa c’è scritto È una capacità che ho sempre avuto. È qualcosa di divertente da fare alle feste.
2. Sono scappato a due attacchi mortali da parte dei serpenti. Nel primo avevo tre mesi. Nel secondo ero già adulto. La prima volta ero in Africa. Un serpente velenoso era strisciato dentro la mia carrozzina, fuori in giardino. Avevamo due grossi cani, e uno dei due ha trascinato fuori il serpente. Purtroppo, è stato morso ed è morto. La seconda volta stavo facendo un safari in Sud Africa. L’unico momento in cui siamo scesi dalla macchina è stato vicino a una pozza d’acqua. Siamo passati attraverso un tunnel di bambù, dove ho visto una pianta verde che sporgeva. Così ho tirato e mi sono ritrovato in mano la coda di un mamba verde, un serpente velenosissimo. Il serpente era così sorpreso che ha avuto paura ed è scappato. La nostra guida mi ha detto che sono l’uomo più fortunato del mondo.
3. Riesco a mangiare cibo molto piccante. Una volta, a 12 anni, in un ristorante indiano, lo chef è venuto dalla cucina per guardarmi mangiare il piatto più piccante che avevano in menu.
Se non fossi uno scrittore, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?
Regista. O cuoco. Adoro cucinare.
Cosa vuoi dire ai tuoi lettori italiani?
Sono davvero felice che i miei libri siano tradotti in Italia. E spero che piacciano ai lettori italiani. Non vedo l’ora di avere tra le mani l’edizione italiana e spero di venire presto per incontrare i lettori.
#10domande