Margherita e l’unicorno è un albo dolce ma anche venato di malinconia, un libro in grado di rappresentare l’amicizia, la crescita e il distacco con matura naturalezza. Briony May Smith, autrice e illustratrice, voleva che l’ambientazione fosse il più fedele possibile a quella del mondo reale: appassionata di escursionismo, si è recata in prima persona tra le montagne scozzesi per assicurarsi che le sue illustrazioni rispecchiassero accuratamente i magnifici paesaggi a cui si ispiravano.
Per questo e altri curiosi dietro le quinte di Margherita, le nostre 10 domande all’autrice.
Quando hai capito per la prima volta che volevi fare l’illustratrice?
Alle elementari ho deciso che avrei disegnato per tutto il tempo, e ho capito che ci sarei potuta riuscire se mi fossi impegnata abbastanza. Nel mondo dell’illustrazione per bambini posso disegnare tutti gli unicorni, le fatine e i delfini che desidero. Inizialmente lasciavo vuoti i visi delle fate perché mi sembravano troppo difficili, ma mio papà mi ha detto che non sarei migliorata se non ci avessi provato. Così ho provato e riprovato e, adesso, tutti i miei personaggi devono per forza avere una faccia.
Qual è stata la prima ispirazione per le tue illustrazioni?
Per Margherita e l’unicorno stavo disegnando una ragazzina in un’ambientazione medievale, e mi è sembrato adatto che avesse un unicorno come compagno; da lì ho scelto di approfondire il rapporto. Dato che i cuccioli di animale spesso hanno un pelo diverso dai genitori, ho dato al puledrino un manto grigio maculato per integrarsi al meglio con le colline scozzesi.
Sei la prima artista nella tua famiglia?
No, entrambi i miei genitori hanno studiato Arte all’università. Mio papà si è formato e ha lavorato come graphic designer, mia mamma si è specializzata in Prodotto e design 3D. Non lavorano più in quei settori, ma come conseguenza ho ricevuto numerosi incoraggiamenti e pazienza tutte le volte che, crescendo, mostravo loro ogni mio singolo disegno. Ha anche voluto dire che sceglievano libri per bambini con illustrazioni interessanti.
I tuoi tre libri, autori o illustratori preferiti di quando eri bambina e di oggi.
- The Complete Book of the Flower Fairies, di Cicely Mary Barker.
- The Eleventh Hour, di Graeme Base.
- Portly’s Hat, di Lucy Cousins.
La parte migliore e la peggiore dell’essere un’illustratrice.
La parte migliore è fare ogni giorno il tuo hobby come lavoro! Quella peggiore, invece, è guardarsi sempre indietro per provare a migliorare un progetto.
Come illustratrice, cosa sceglieresti come tua mascotte/avatar/animale guida?
Be’, immagino che debba essere un unicorno. Mi perdo di continuo durante le camminate e penso che, se mi avventurassi fuori strada, mi aiuterebbe.
Quali sono state le prime impressioni su questo libro e cosa hai imparato illustrandolo?
Ho imparato molto su come rendere al meglio i profili dei paesaggi collinari e di montagna. Mi piace sempre fare ricerca, per assicurarmi che la flora e la fauna siano fedeli e che crescano nel periodo giusto dell’anno, e proprio all’inizio ho scoperto che l’unicorno è l’animale nazionale della Scozia. In vacanza ho percorso la West Highland Way e scalato il Ben Nevis, opportunità che ho sfruttato per disegnare qualche sketch e scattare alcune foto del paesaggio in cui avrei ambientato Margherita e l’unicorno. A Parigi ho anche avuto modo di vedere il ciclo di arazzi “La dama e l’unicorno”, un’esperienza incredibile.
Raccontaci tre cose interessanti/un po’ pazze su di te!
- Ho gli occhiali da quando avevo tre anni.
- Mi piace scalare le montagne.
- Il mio animale preferito è il cervo.
Se non fossi diventata un’illustratrice, quale sarebbe stato il tuo lavoro ideale?
O qualcosa all’aria aperta, magari nel settore agricolo o nel National Trust, o una sorta di stilista, perché adoro fare shopping!
Cosa vorresti che i lettori italiani ricordassero della tua storia?
Spero imparino che è normale avere timore delle novità, e che la bellezza si trova in ogni avventura. Spero anche che ispiri un interesse mitologico!