10 domande a Charlotte Salter, autrice di “Dove finisce il bosco”

La sua passione segreta? Le rocce! Ne ha accumulate a centinaia ma nonostante questo appena ne vede una particolare non può fare a meno di sgraffignarla. Di chi stiamo parlando? Di Charlotte Salter, autrice di “Dove finisce il bosco“a cui abbiamo rivolto le nostre dieci domande!

Quando hai capito che volevi diventare una scrittrice? 
Ho letto un libro bellissimo quando avevo circa 12 anni e ci sono rimasta così male quando è finito che mi sono scritta il “sequel” da sola. (Poi è saltato fuori che c’era già un sequel, ma mi ci è voluto un po’ per capirlo). Ho capito che scrivere storie poteva essere anche più divertente che leggerle, e che era qualcosa che ti creava anche una sorta di dipendenza. Non ho mai smesso.

Com’è stato vedere il tuo primo libro pubblicato? È stato l’avverarsi di un sogno?
Assolutamente! Ma penso che la parte più emozionante sia stata vedere la copertina per la prima volta. Non mi era sembrato vero prima di allora, ma quando vedi il tuo personaggio sul fronte e il tuo nome sotto è tipo… Wow, dammi un pizzicotto!

Hai una tua kryptonite personale nella scrittura?
Farsi distrarre da qualcosa legato al libro non ha niente a che vedere con lo scrivere un libro. La mia kryptonite si chiama procrastinazione estrema. Disegno immagini del mondo o di oggetti del libro, o passo ore a creare playlist di musica in tema con il libro…per arrivare a realizzare tre giorni dopo che in realtà non ho scritto neanche una parola, e tutto quello che ho è una pila di spazzatura. Inoltre, un’altra maledizione comune, è avere idee bellissime sotto la doccia. A quanto pare è in quel momento che il mio cervello decide di essere creativo. Ma poi, non appena esco, tutto sparisce.

I tre libri/autori/illustratori preferiti della tua infanzia e di oggi.
Quando ero piccola Philip Reeve (Mortal Engines – sono così eccitata dal fatto che finalmente abbiano deciso di trarne un film!), Lemony Snicket (Il Conte Olaf è il mio cattivo eccentrico preferito), and Tanith Lee. Al momento sono più o meno gli stessi, ma ci aggiungerei anche Andy Stanton (You’re a Bad Man Mr Gum mi ha fatto ridere così tanto che ho pianto!), qualunque cosa di Patrick Ness, e Jeanette Winterson (la mia scelta come “adulta”).

Qual è la parte migliore e quella peggiore del mestiere di scrittore?
La parte migliore è sapere che il tuo libro ha fatto ridere qualcuno ( o che qualcuno si vuole travestire come un tuo personaggio per la Giornata Mondiale del Libro, questo è fantastico!). La parte peggiore è fissare una pagina bianca per ore domandandosi dove siano finite tutte le idee che avevi. Alla fine tornano sempre, ma ti fa sentire come se avessi perso il tuo Autore Interno, e penso E se non mi dovesse mai venire un’altra idea? A volte è un lavoro un po’ solitario, ma è per questo che internet è l’invenzione più brillante dell’universo, chiunque conosci è a un secondo da te, inclusi tutti gli altri scrittori solitari.

Come scrittore, quale mascotte/avatar/spirito animale sceglieresti?
Un qualche specie di peloso, amichevole, beneducato roditore. Un animale che sia bravo a nascondersi e cercare cose interessanti in angoli bui. Come Pippit magari, ma più tranquillo.

Dove hai trovato l’ispirazione per questo libro? Ti ha insegnato qualcosa?
È iniziato tutto con un sogno che ho avuto riguardo una pila di spazzatura vivente, come un mucchio di compost in viaggio, che continuava a risucchiare qualsiasi cosa gli capitasse a tiro. Ci ho pensato per tutto il giorno, e prima che me ne rendessi conto mi stavo ponendo domande del tipo: potrebbe ammuffire? E come si sentirebbe la gente a vedere questo ammasso di umido girare per le strade? I Ghermitori in “Dove finisce il bosco” sono cambiati molto da allora, ma è così che sono nati. Come scrittrice ho imparato che il secondo libro può essere difficile. Molto divertente, ma completamente differente dalla scrittura del primo, perché a quel punto sei ufficialmente un autore e all’improvviso tutti sanno cosa stai facendo. Ma ho anche imparato molto sullo scrivere e credo che continuerò a farlo con ogni singolo libro.

Raccontaci tre cose folli/interessanti su di te.

  1. Ho la punta di una penna  incastrata nella mia mano destra. È rimasta lì per otto anni, da quando per sbaglio mi sono infilzata da sola nella mano mentre stavo disegnando qualcosa con molto entusiasmo. Credo che questo significhi che ho sempre una penna con me?
  2. Ho sempre una pila di libri a fianco al mio letto, ma poiché sono superstiziosa, metto sempre quelli con i personaggi più cattivi in fondo. Così se dovessero prendere vita, dovrebbero prima passare per tutti gli altri libri prima di uscire.
  3. Sono ossessionata dalle rocce. Ne ho collezionate a centinaia. Ne ho scatole e scatole piene, e ne ho alcune nella mia libreria, e altre incorniciate come quadretti e alcune le ho trasformate in sculture. Se una pietra ha un colore o una forma strana, o uno strano segno sopra o se assomiglia a un fossile, la sgraffigno. Riesco a malapena a entrare nel mio ufficio. Sono un’accumulatrice di rocce.

Se non fossi diventata una scrittrice, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?
Sicuramente farei film. O video musicali. Passo ore a fantasticare su come trasformerei un libro che mi piace in un film e quali musiche userei. Sarebbe così emozionante, come scrivere, ma con più gente coinvolta.

Vorresti dire qualcosa ai tuoi lettori italiani?
Ciao! Sono così emozionata dall’idea che il mio libro sia uscito in Italia, è stata una grande sorpresa e un grande onore. Ma più di tutto, spero vi piaccia!

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