10 domande a Davina Bell, autrice di “Rombo di motori: amo i trattori”

Davina Bell è l’autrice di Rombo di motori: amo i trattori, un simpaticissimo albo in rima sullo sfrenato amore di bambini e bambine per i trattori e sull’importanza della lettura. L’ispirazione le è venuta mentre viveva in campagna, guardando i suoi figliocci ronzare intorno ai trattori dell’agricoltore che la ospitava.

10 domande per conoscerla meglio!

Quando hai capito di voler diventare una scrittrice?

Fin da piccola, i miei amici e la mia famiglia mi hanno sempre detto che sarei diventata una scrittrice! Ma, una volta cresciuta, non la ritenevo una professione valida. Durante i miei vent’anni ho iniziato una lunga ricerca per capire quale fosse la passione della mia vita, per poi scoprire che era la stessa di sempre: immaginazione, libri, idee.

Come è stato vedere il tuo primo libro pubblicato?

Mi sono sentita in qualche modo completa; quasi che, se anche fossi morta il giorno dopo, avrei comunque pensato di aver fatto tutto quello che volevo nella mia vita.

Qual è la tua Kryptonite, la tua debolezza quando lavori?

Instagram! Se passassi a scrivere il tempo che trascorro a scrollare, a quest’ora avrei scritto il doppio dei libri, e starei molto meglio con me stessa!

I tuoi tre libri, autori o illustratori preferiti di quando eri bambina e di oggi.

Una tigre all’ora del tè, di Judith Kerr, era il mio libro preferito da bambina. Oggi amo tutto di Julie Morstad e Beatrice Alemagna.

La parte migliore e quella peggiore dell’essere una scrittrice.

La parte migliore è la sensazione che provo quando finisco di scrivere, come se mi fossi tuffata nell’oceano e ne fossi riemersa purificata. Le peggiori sono l’avvicinarsi di una scadenza incombente che sto evitando senza però riuscire a sbloccarmi, e lo sconforto nel rendermi conto che, giorno dopo giorno, le probabilità di rispettarla si assottigliano e finirò per deludere qualcuno.

Come scrittrice, cosa sceglieresti come tua mascotte/avatar/spirito animale?

È un cliché, ma credo che sceglierei un gufo. Più di qualsiasi altra cosa, mi piacerebbe tantissimo poter volare. Bonus: i cerchi che hanno intorno agli occhi sono tenerissimi.

Come ti è venuta la prima idea per questo libro e cosa hai imparato scrivendolo?

L’idea mi è venuta grazie ai miei figliocci, due gemelli omozigoti. In quel momento vivevo in campagna, nel terreno di un agricoltore che aveva due trattori in cima a una collina. Quando i miei figliocci venivano a trovarmi era impossibile separarli da quei trattori, ne erano completamente ossessionati! Guardandoli, tra me e me pensavo: Interessante… Ma, visto che non conosco tante cose sui trattori, è diventata anche una storia sull’amore per i libri, di cui sono un po’ più esperta.

Raccontaci tre cose interessanti/un po’ pazze su di te!

  • Ho scalato il Kilimanjaro fino in vetta.
  • L’appartamento in cui vivo prima era una caserma dei pompieri.
  • Per due anni ho vissuto al limitare di un vigneto mentre scrivevo un romanzo YA.

La parte migliore e quella peggiore dell’essere una scrittrice.

Penso che mi piacerebbe studiare Paesaggistica, e insegnarla. Oppure qualcosa di inerente ai colori e alla natura, come una fioraia.

C’è qualcosa di specifico che vorresti dire ai tuoi lettori italiani?

I bisnonni di mio papà, i Bevilacqua, erano originari di Verona, e i miei genitori (uno australiano e l’altra inglese) si sono conosciuti e innamorati mentre erano a sciare a Macugnaga (VB). Il fatto che Rombo di motori abbia trovato casa in Italia è straordinario, visto che si tratta di un luogo speciale per la storia della mia famiglia.

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