10 domande a Francesco Bedini, autore di “Il mio gatto si chiama Odino”

Francesco Bedini è un liutaio professionista: costruisce e ripara chitarre elettriche. Scrive per divertire e, soprattutto, perché ama inventare storie, come quella del gatto Odino, ora in tutte le librerie. Siete curiosi come noi di scoprire tutti i segreti che si celano dietro questa avventura? Allora non vi resta che leggere la nostra intervista all’autore in #10domande.

 

Quando hai capito che volevi diventare uno scrittore/illustratore?

Ho capito di voler fare lo scrittore quando, alle elementari, ho letto il mio primo fumetto di Spider-Man. Ancora oggi il mio più grande sogno è scrivere una sua storia.

 

Com’è stato vedere il tuo primo libro pubblicato? È stato l’avverarsi di un sogno?

È stato davvero incredibile anche se, devo ammettere, il momento più emozionante è stato quello in cui, dopo aver spedito i primi tre capitoli all’editore, mi è stato chiesto di mandare anche tutti gli altri.

Hai una tua kryptonite personale nella scrittura?

Quando voglio cominciare una nuova storia spesso mi capita di passare a velocità della luce dal non avere neanche un briciolo di idea ad avere un sacco di idee tutte insieme e non sapere su quale lavorare.

 

I tre libri/autori/illustratori preferiti della tua infanzia e di oggi.

Da bambino ho divorato un’infinità di Topolino, poi tutti i Piccoli Brividi che sono riuscito ad agguantare e la saga di Vampiretto. Per non parlare dei libri dell’intramontabile Roald Dahl.

Sono stato molto fortunato perché, avendo un fratello di qualche anno più grande di me, ho potuto leggere tutto quello che leggeva lui; così ho letto il mio primo libro fantasy, “Le pietre magiche di Shannara” di Terry Brooks. Dopo poco, ovviamente, ho scoperto anche Tolkien.

Da adulto, invece, gli autori che probabilmente mi hanno più influenzato sono Neil Gaiman, Joe R. Lansdale e Cormac McCarthy.

Qual è la parte migliore e quella peggiore del mestiere di scrittore?

La parte migliore è quando inizio a scrivere e le parole cominciano a uscire da sole: mi ritrovo ad aver scritto un sacco di cose che fino a un attimo prima non avevo nemmeno pensato e invece eccole lì, scritte da me.

La parte peggiore è quando non riesco a trovare il tempo per farlo.

 

Come scrittore, quale mascotte/avatar/spirito animale sceglieresti?

Direi senz’ombra di dubbio… il gatto Odino!

Dove hai trovato l’ispirazione per questo libro? Ti ha insegnato qualcosa?

Stavo scarabocchiando su un foglio – a disegnare faccio davvero schifo, questo però non mi impedisce di continuare a farlo – ed è comparso un qualcosa che assomigliava al muso di un gatto. Era disegnato talmente male che, per camuffarlo un po’, ho aggiunto una benda su un occhio. A fianco ho scritto “Il mio gatto si chiama Odino perché ha un occhio solo” e da lì tutto ha avuto inizio.

 

Raccontaci tre cose folli/interessanti su di te.

Una volta ho guardato 21 film di fila con i miei amici senza mai dormire.

Ho comprato il mio primo fumetto di Spider-Man a 9 anni e da allora non ho mai smesso.

Non ho mai avuto un gatto.

 

Se non fossi diventato uno scrittore, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?

Mi sarebbe piaciuto fare l’astronauta… ho tuttavia il sospetto che, durante i primi lanci, me la sarei fatta addosso dalla paura.

Vorresti dire qualcosa ai tuoi lettori?

Auguro loro di avere la possibilità di costruirsi una spada di legno per combattere con le ombre dei lupi!

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