Quando hai capito che volevi diventare una scrittrice?
Ho sempre amato leggere e ho scritto storie non appena ho imparato a scrivere. Ho un libro di quando avevo 8 anni intitolato “Racconti brevi che adorerai”. Ma non sapevo di poter essere una scrittrice. Non mi rendevo conto che fosse un vero lavoro. Credevo che tutti gli scrittori dei libri che leggevo fossero morti, o vivessero in castelli e avessero maggiordomi. Non mi ero resa conto che fosse un vero lavoro che le persone normali avrebbero potuto fare fino a quando non ho compiuto 30 anni.
Com’è stato vedere il tuo primo libro pubblicato? È stato l’avverarsi di un sogno?
Assolutamente sì, è stato un sogno diventato realtà. Avevo passato decenni della mia vita a scrivere storie e trasformarle in libri. Era surreale vedere il mio nome effettivamente stampato sulla copertina di un vero libro, invece che scritto a pastello sul davanti con la mia grafia.
Hai una tua kryptonite personale nella scrittura?
Interruzioni! Non c’è niente che uccida la mia ispirazione o la mia frase formata a metà più dell’essere interrotta.
I tre libri/autori/illustratori preferiti della tua infanzia e di oggi.
Il mio libro illustrato preferito di tutti i tempi è AMOS AND BORIS di William Steig. Amo anche i libri di Frances di Russell Hoban, i libri di George e Martha di James Marshall e i libri Frog e Toad di Arnold Lobel. I miei autori e illustratori preferiti più recenti sono Mac Barnett, Adam Rex, Ame Dyckman e Jon Klassen.
Qual è la parte migliore e quella peggiore del mestiere di scrittore?
La parte migliore, senza dubbio, è inventare scenari ridicoli e metterli sulla carta. Adoro mettere i personaggi in situazioni stupide e vedere cosa succede. La parte peggiore è quando non funziona del tutto, quando so che i personaggi vogliono essere da qualche parte, ma non riesco a capire come portarli lì. È difficile fidarsi del processo e sapere che lo scoprirò.
Come scrittrice, quale mascotte/avatar/spirito animale sceglieresti?
Una gigantesca tazza di caffè. Dato che scrivo per i bambini, diciamo che è una tazza di caffè senziente che mi grida frasi motivazionali mentre scrivo.
Dove hai trovato l’ispirazione per questo libro? Ti ha insegnato qualcosa?
Raccontaci tre cose folli/interessanti su di te.
Se non fossi diventata una scrittrice, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?
Sono quasi diventata un’insegnante, e quasi una bibliotecaria, ed entrambi sarebbero stati divertenti.
Vorresti dire qualcosa ai tuoi lettori italiani?
Ho frequentato tre semestri di italiano al college. Il mio nome italiano era Valeria. La mia parola italiana preferita era sveglia, non perché adoro le sveglie, ma perché è divertente da dire e ha così tante combinazioni di consonanti non inglesi.