L’albero delle ossa è il suo primo, potentissimo e commovente romanzo: Kim Ventrella vive a Oklahoma City, dove fa la bibliotecaria nel reparto ragazzi. È appassionata di storie piene di follia, magia e sentimento e noi avevamo in serbo per lei 10 domande per scoprire ancora di più!
Quando hai deciso che avresti fatto la scrittrice?
In quinta elementare, mi ero stufata dei soliti saluti e auguri che i ragazzini si scrivono a vicenda sugli annuari e ho deciso di essere creativa. Invece di “Passa una bella estate!”, scrivevo qualcosa tipo: “Ciao, spero davvero che tu non cada accidentalmente in un vaso gigante di mirtilli e parti del tuo corpo si mischino con la marmellata, perché sarebbe davvero terribile. Soprattutto se tua mamma la settimana dopo andasse al supermercato e comprando un barattolo di marmellata ci trovasse dentro i tuoi bulbi oculari! Solo per essere chiari, spero davvero che non ti succeda e, ah sì, buona estate!”. Da quel momento, tutti hanno iniziato a dire che da grande avrei fatto la scrittrice, e penso che avessero ragione.
Cosa hai provato nel vedere il tuo libro pubblicato? È stato un sogno diventato realtà?
L’albero delle ossa è il mio primo romanzo, ed è ancora surreale ogni volta che qualcuno mi dice ha letto il mio libro e che gli è piaciuto!
Hai una kryptonite nella scrittura?
Cioccolata e caffè. Ne consumo troppo di entrambi mentre scrivo.
I tre libri/autori/illustratori preferiti di quando eri bambina e di adesso.
Da bambina ho amato L’albero di Shel Silverstein, tutti i libri di Roald Dahl e The Giver di Lois Lowry. E anche Agatha Christie. Praticamente ho letto solo Agatha Christie quando avevo 12 anni, soprattutto perché avevo una cotta per il Capitano Hastings. Adesso fra i miei libri preferiti c’è la serie di Harry Potter di J.K. Rowling, quella di Queste oscure materie di Philip Pullman e molti altri. Adoro i romanzi per middle grade. Sono così pieni di meraviglia, follia e sentimento.
La parte migliore e quella peggiore dell’essere uno scrittore.
La parte migliore è creare nuovi mondi pieni di meraviglia, magia e significato. È un’esperienza eccezionale, sia mentre scrivi la prima stesura e poi lavori alle successive, sia mentre si sviluppano strati di significato durante la revisione. La parte peggiore è probabilmente aspettare. C’è un sacco da aspettare se sei uno scrittore.
Come scrittrice, cosa sceglieresti come mascot/avatar/spirito animale?
Un cane! Perché ho un fantastico cane di nome Hera, che è la miglior compagnia mentre scrivo.
Dove hai trovato l’idea per questo libro e cosa ti ha insegnato?
Mi sono chiesta cosa accadrebbe se un ragazzino trovasse l’osso di un dito nel suo giardino, e il resto è venuto da sé. Scrivere questo libro mi ha insegnato che le storie riescono a portarti in posti magici e inaspettati.
Raccontaci 3 cose interessanti o folli di te.
Quando avevo 19 anni, ho fatto volontariato come personale notturno in alcune case rifugio per donne vittime di violenza.
Ho vissuto due anni in Kirghizistan come volontaria dei Corpi di Pace.
Ho scritto L’albero delle ossa seduta in una cuccia per cani, mentre il mio cane mi guardava dal divano.
Se non fossi una scrittrice, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?
Esplorare case infestate con il mio cane. È un lavoro reale, vero?
Cosa vuoi dire ai tuoi lettori italiani?
Ho avuto la possibilità di visitare l’Italia nel 2016, e mi sono innamorata dell’arte, degli edifici storici e della gente amichevole. Sono davvero felice di condividere L’albero delle ossa con i lettori italiani!
#10domande