Dopo Caro George Clooney puoi sposare la mamma? (2014) e Siamo tutti fatti di molecole (2015), Susin Nielsen torna in libreria con un nuovo romanzo, Gli ottimisti muoiono prima, e ancora una volta fa breccia nei cuori dei suoi lettori riuscendo a distinguersi per scrittura brillante, ironia e profondità, e a trovare le parole giuste per raccontare che, anche se la vita non è poi così perfetta, sa essere ugualmente bellissima.
In attesa di incontrarla il 16 giugno a Rimini, dove sarà ospite a Mare di Libri, le abbiamo rivolto 10 domande per conoscerla da più vicino!
Quando hai deciso che avresti fatto la scrittrice?
Ho deciso che sarei diventata una scrittrice fin da piccola, e ne ho le prove. Qualche anno fa, ho trovato degli scatoloni pieni dei miei vecchi diari, compreso il primo che ho tenuto quando avevo solo 11 anni. Le prime righe dicevano in tono estremamente serio: “Questo è il primo giorno del mio diario. Ho deciso di tenere un diario perché AMO scrivere storie, e quando da grande sarò una famosa scrittrice, dopo la mia morte, tutti vorranno leggere la storia della mia vita. Quindi credo che sia assolutamente necessario tenere un diario”! Guardandomi indietro, credo che probabilmente scrivere fosse l’unica cosa in cui ero davvero brava, e le uniche volte in cui prendevo ottimi voti a scuola era quando scrivevo delle storie come compiti.
Cosa hai provato nel vedere il tuo primo libro pubblicato? È stato un sogno diventato realtà?
È stato meraviglioso. Ho scritto per la maggior parte della mia carriera, ma per la televisione. Ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto scrivere libri per ragazzi, ma mi ci è voluto un po’ di tempo anche solo per provarci. Quando finalmente l’ho fatto, mi sono data ogni giorno degli obiettivi molto modesti e ho capito che c’era una buona probabilità che il libro non avrebbe mai visto la luce del giorno, ma almeno avrei potuto dire che ci avevo provato. Così, quando Lo sfigato (Rizzoli) ha ricevuto tre offerte da tre diversi editori, non ci potevo credere. Negli ultimi nove anni ho visto la mia vita come autrice espandersi e crescere continuamente. Sono davvero fortunata!
Hai una kryptonite nella scrittura?
Probabilmente l’insicurezza. Ma cerco davvero con tutte le mie forze di non lasciarmi sconfiggere dalla mancanza di fiducia in me stessa. Un’altra kryptonite sono forse i social network; mi distraggo facilmente e controllo in continuazione Facebook e Twitter!
I tre libri/autori/illustratori preferiti di quando eri bambina e di adesso.
Da bambina: Winnie the Pooh di AA Milne, Nel Paese dei mostri selvaggi di Maurice Sendak e Professione? Spia! di Louise Fitzhugh. Oggi: ho appena letto The Tsar of Love and Techno di Anthony Marra e adesso voglio leggere tutto quello che ha scritto. Tutti i libri di George Saunders. E Bel Canto di Ann Patchett.
La parte migliore e quella peggiore dell’essere uno scrittore.
Ci sono tantissimi aspetti positivi. L’indipendenza. L’essere capaci di gestire il proprio tempo. E tutte le esperienze vissute grazie ai miei libri. Sono stata invitata in Italia due volte, a Parigi, in Belgio, e ovunque in Canada e Stati Uniti. Ho incontrato persone meravigliose durante questi viaggi. Ancora mi capita di darmi dei pizzicotti per assicurarmi che sia tutto vero. L’aspetto negativo è legato a uno di quelli positivi: gestire il proprio tempo, e dover creare e inventare tutti i giorni può essere davvero difficile! A volte vorrei che qualcuno mi dicesse cosa scrivere. Ma non dura mai a lungo!
Come scrittrice, cosa sceglieresti come mascot/avatar/spirito animale?
Di sicuro un gatto. Preferibilmente uno di quei magnifici esemplari di gatto delle foreste norvegesi. Sarebbe molto intelligente, e passerebbe tutto il tempo a fare le fusa.
Dove hai trovato l’idea per Gli ottimisti muoino prima e cosa ti ha insegnato?
Da un’immagine (merito forse del mio spirito animale!): una ragazza, seduta nell’ufficio del preside, e non per la prima volta. E ho iniziato a chiedermi: chi è questa ragazza? Perché è sempre nell’ufficio del preside? E, come insegna George Saunders, “gli dei del romanzo” hanno iniziato a rispondere. Ed ecco quello che ho imparato: penso che scrivere sia un modo per esaminare i propri sentimenti dopo aver letto di alcune tragedie evitabili. Volevo esplorare il senso di colpa e il perdono, e penso di imparare a essere sempre più compassionevole, dopo ogni libro che ho scritto. Ho imparato anche che c’è una buona ragione per essere nervosa quando passo vicino a un cantiere!
Raccontaci 3 cose interessanti o folli di te.
1 – Adoro andare in bici. Ho iniziato cinque anni fa e ho anche fatto un viaggio in bici a Riccione, all’Hotel Belvedere!
2 – Potrei facilmente diventare una gattara, ma mio marito ha stabilito il limite di due gatti, e mi ha detto che se dovessi prendere altri, chiederà il divorzio!
3 – Una volta sono stata intervistata da una famosa attrice italiana, Lella Costa, a Mantova.
Se non fossi una scrittrice, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?
Sono stata una scrittrice per la maggior parte della mia vita lavorativa, quindi credo che sarei tornata a scrivere per la tv. Sono davvero una schiappa in tutte le altre cose…
Cosa vuoi dire ai tuoi lettori italiani?
Vorrei dire “grazie mille” (è giusto, vero?) per aver scelto il mio libro e avergli dato una possibilità. Sono davvero felice di essere pubblicata da un editore così prestigioso, da persone così meravigliose, in un paese che ho amato anche prima che i miei libri venissero pubblicati lì! Adoro venire in Italia, e amo gli italiani. Sono entusiasta che i miei libri siano tradotti così bene nel vostro bellissimo paese.
#10domande