La parola agli illustratori: Isabella Tiveron

Isabella Tiveron è l’illustratrice del buffissimo albo A spasso con Poldo , scritto da Walter Leoni. L’avventura spassosa di una bambina, che ha deciso di portare a fare una passeggiata il suo amico gigante a quattro zampe.

Quando hai capito di voler diventare un’illustratrice?

Fin da piccola amavo disegnare, all’asilo partecipando con la scuola a un concorso sulla sicurezza stradale hanno pubblicato il mio disegno insieme a quelli di altri bambini e ragazzi per il calendario del 2003. Da quel momento ho capito che era quello che volevo fare, continuare a disegnare e imparare varie tecniche.

Cosa ti ha ispirato di più per le illustrazioni di questo libro?

Quando penso a un’illustrazione rifletto molto sulla personalità che devono avere i protagonisti, la storia di Walter è divertente e volevo comunicare questo sentimento di simpatia! Ho pensato subito a Charlie Brown e Snoopy, un esempio di coppia molto affiatata di un padroncino con il suo cane.

Sei la prima artista della tua famiglia?

Diciamo sì e no, dipende dalla definizione di “artista”. I miei nonni hanno entrambi l’hobby della pittura, avevano qualche rivista per imparare a dipingere e disegnare volti a carboncino, paesaggi a olio, le ballerine in stile Degas e altro. Uno di loro di mestiere era fabbro e restaurava anche mobili, orologi e molto altro, ho sempre frequentato la sua bottega che è ricca di oggetti e strumenti che non si trovano a casa, ero molto curiosa e lo seguivo mentre lavorava. Mio papà inoltre è sempre stato un lettore di fumetti, a casa leggevo tutti i libri illustrati che avevo sottomano. La mia famiglia ha sempre avuto una particolare inclinazione al mondo artistico in varie forme.

I tre illustratori preferiti della tua infanzia e di oggi.

Maurice Sendak, Svjetlan Junakovic, Beatrice Alemagna, ma ce ne sono tantissimi altri.

Qual è la parte migliore e quale la peggiore del tuo mestiere?

La parte migliore oltre a quella di progettare il lavoro è il momento in cui disegno e dipingo attivamente, dal momento in cui il foglio bianco non è più bianco a quello in cui decido che è finita un’illustrazione. La parte peggiore? Misurare e tagliare i fogli…piuttosto noioso e a volte il taglierino mi tradisce.

Come illustratrice, quale mascotte/avatar/spirito animale sceglieresti?

L’elefante, è uno dei miei animali preferiti, è molto particolare, non credo ci sia un animale con le zampe uguali a quelle dell’elefante!

Che impressione hai avuto di questo libro? Lavorarci ti ha insegnato qualcosa?

Questo libro è la mia prima pubblicazione con illustrazioni fatte solo da me e mi ha insegnato moltissimo. Mi ha fatto capire che anche se l’illustratore lavora a una scrivania in solitudine nella sua stanza non è mai veramente solo. Questa per me è stata una cosa molto positiva e necessaria per confrontarmi su tantissime cose, la collaborazione con l’editor, lo scrittore e la casa editrice sono fondamentali, sono la stella polare che serve a orientarsi nella navigazione. È un lavoro di squadra e sono felice di condividere questo oggetto finale che sarà il libor con tutte le persone che ci hanno lavorato.

Raccontaci tre cose folli o interessanti su di te.

Quando cucino qualcosa non seguo mai la ricetta alla lettera, senza regole, invento e aggiungo gli ingredienti che voglio, la maggior parte delle volte funziona.

Mi sono trasferita a Venezia in isola e lavoro part-time alla caffetteria Bistrot che è di Autogrill, insomma lavoro nell’Autogrill dell’unica città d’Italia che non ha le strade.

Ho fatto un tirocinio a La Biennale di Venezia in ufficio grafica editoriale nel 2021 e ho impaginato gli oggetti per la mostra del cinema con le illustrazioni di Lorenzo Mattotti, è stata un’esperienza molto bella.

Se non fossi un’illustratrice, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?

Ho frequentato il liceo scientifico e ho pensato di iscrivermi a psicologia, prima ancora per qualche tempo ho sognato di fare la pediatra, ma la passione che ho sempre avuto ha preso il sopravvento e mi sono iscritta all’Accademia di Belle Arti.

Cosa vorresti che il lettore si ricordasse di questo libro?

Vorrei che il lettore si ricordasse che gli imprevisti sono parte della quotidianità, e come fa la bimba… si possono affrontare! È tutta una questione di prospettiva.

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