10 domande a Francesco D’Adamo, autore di “La traversata”

In occasione dell’uscita del suo ultimo romanzo La traversata, abbiamo deciso di rivolgere le nostre 10 domande a Francesco D’Adamo. Cosa avremo scoperto su questo autore dall’animo rock?

Quando hai capito che volevi diventare uno scrittore?

C’è una mia intervista – la mia prima intervista!- apparsa su La Provincia di Cremona, nel ’58 o giù di lì, perché avevo vinto un premio per un tema -il mio primo premio!- Alla domanda: Cosa farai da grande, risposi sicuro: lo scrittore. Ma prima ho fatto tanti lavori: l’operaio alla Motta, il lavapiatti, l’agit-prop ( che non era proprio un lavoro, ma negli anni ’70 usava…..), il postino, il giornalista, il conduttore radiofonico ( Radio Popolare a Milano, le notti davanti a un microfono nella sede di via Pasteur…), il cacciatore di sponsor, l’insegnante…Il sogno? Fare lo scrittore.

 

Com’è stato vedere il tuo primo libro pubblicato? È stato l’avverarsi di un sogno?

1990, il sogno si avvera, esce con Mondadori il mio primo romanzo ‘ Overdose’ un noir, genere che continuo ad amare e al quale voglio tornare perché è un modo affascinante per raccontare la realtà meno conosciuta, quella non ufficiale e che dovrebbe restare nascosta, col pretesto di un’investigazione. Sapevo di voler fare questo fin dall’inizio, raccontare la realtà attraverso i romanzi. Adesso la racconto ai ragazzi che ne hanno un gran bisogno, poveri. Anzi, chiariamolo subito, io NON scrivo romanzi per ragazzi: scrivo per degli adulti che hanno provvisoriamente 13-14 anni e che sono i lettori che poi incontro nelle scuole. A questi piccoli adulti io penso di poter raccontare qualsiasi storia, il problema è trovare il modo giusto di raccontarla.

 

Hai una tua kryptonite personale nella scrittura?

Racconto storie che si ispirano alla realtà profondamente contraddittoria del mondo nel quale viviamo- e nel quale vivranno i miei piccoli adulti- storie anche drammatiche. La kriptonite cattiva è la retorica, la scena ad effetto, la lacrimuccia strappata ad arte, il trionfo – forzato- dei buoni sentimenti. Alla larga! Capaci tutti così. Non c’è bisogno di retorica, basta la buona letteratura.

La kriptonite buona è il rock degli anni ’70 che mi fa da colonna sonora e che continua a darmi stimoli, energia positiva, voglia di diversità, cambiamento, libertà. E poi le canzoni di Bruce Springsteen, il più grande. Mi piacerebbe saper raccontare l’Italia come lui racconta l’America.

 

I tre libri/autori/illustratori preferiti della tua infanzia e di oggi.

Tre??? Stevenson, Tuttosalgari, i cartoon di Gatto Silvestro, il diario di Anna Frank, la scoperta di Hemingway, le canzoni dei Nomadi, Furore di Steinbeck, al liceo tre libri mi hanno cambiato per sempre: Lettera a una professoressa di Don Milani, Sulla strada di Kerouac e una ghost story di cui non ricordo il titolo, ma ricordo che iniziava con le parole: ‘ Uno spettro si aggira per l’Europa..’.

Forte. Un guazzabuglio? Sì. E poi: Andrea Pazienza, Qualcuno volò sul nido del cuculo- il più bel romanzo sugli anni ’60-  Moby Dick, gli americani in genere, quasi nulla gli italiani,  e poi : Cuore di tenebra, Cuore di tenebra, Cuore di tenebra.

 

Qual è la parte migliore e quella peggiore del mestiere di scrittore?

La parte migliore è la scrittura, l’invenzione, il vivere la storia, il farsi portare via da lei. Io sono contemporaneamente scrittore e lettore, in realtà non vedo l’ora di scoprire come andrà a finire la storia che sto scrivendo, perchè in genere non lo so. La parte peggiore? Direi nessuna, se qualche volta mi viene voglia di lamentarmi (degli editori, dei librai, del mercato infame che non mi capisce ecc. ecc.) cerco di ric0rdarmi che fare lo scrittore è sempre meglio che lavorare.

 

Come scrittore, quale mascotte/avatar/spirito animale sceglieresti?

Io sono uno scrittore da combattimento. Il drago! Ormai un po’ spennacchiato, d’accordo, ma mica vuol dire…

 

Dove hai trovato l’ispirazione per questo libro? Ti ha insegnato qualcosa?

La traversata nasce dalle immagini delle povere cose che si lasciano dietro i migranti, un paio di ciabatte, una felpa taroccata, uno zainetto di scuola e pensi al bambino che l’ha portato con sé in quel lungo viaggio. Il bambino con la pagella cucita nella maglietta. Il bambino spiaggiato come un delfino. E nasce-come gli altri miei romanzi- da due sentimenti molto forti: il primo è la pietà. Un sentimento che in questo paese maledetto e avvelenato sembra non avere più diritto di asilo. C’è chi davanti a quelle immagini urla, sbava, aggredisce, augura stupri e morte. Io provo pietà e ne sono contento. E’ la pietà che spinge il protagonista Ezechiele, un vecchio pescatore siciliano, a compiere un gesto apparentemente inutile, riprendere il mare dopo tanto temp0 e fare la traversata, andare di là, sulle coste dell’Africa, a cercare la mamma del bambino che ha perduto lo zainetto per riportarglielo e per dirle: è arrivato salvo. Ma a cosa serve, Ezechiele? Serve a me, dice lui. L’altro sentimento è la rabbia, per la volgarità, la cattiveria, l’indifferenza, il cinismo. Che mondo si prepara per gli adulti che hanno adesso 13-14 anni?

Tutti i romanzi secondo me ti insegnano qualcosa, a guardarti dentro, a capire che cosa hai  davvero nella pancia e poi ti insegnano a vedere le cose e il mondo con gli occhi degli altri perchè comunque scrivi sempre su qualcosa che è tuo ma è altro da te. Anche quando leggi, leggi sempre la storia di qualcun altro e finisci per immedesimarti con chi è diverso da te. Leggere e scrivere sono secondo me esercizi di tolleranza. Fascisti, razzisti e quelli che urlano e imprecano e augurano stupri e morte, guarda caso non leggono. Anzi, loro i libri li bruciano.

 

Raccontaci tre cose folli/interessanti su di te.

Una. 1978, ero accampato sulla spiaggia di Castelporziano assieme ad altri 20.000 ragazzi. Eravamo là per ascoltare i poeti-sì, a quei tempi i ragazzi asc0ltavano i poeti…Mentre con la mia ragazza ci stiamo facendo la doccia- con pochissima roba addosso, anzi proprio niente- vedo passare Allen Ginsberg e Fernanda Pivano. Corro ad abbracciare Allen e mentre gli dico che è uno dei miei idoli e che conosco tutte le sue poesie ecc. ecc., il maiale ne approfitta per toccarmi il sedere- con rispetto parlando. Sono andato in giro per mesi a vantarmi che Allen Ginsberg mi aveva palpato. Che tempi!!

 

Se non fossi diventato uno scrittore, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?

Forse la rock star ma non so né cantare né suonare.

 

Vorresti dire qualcosa ai tuoi lettori?

Ragazze e ragazzi, arrabbiatevi ma di brutto. E alla svelta perché non c’è più tempo. Date un senso alle vostre vite e ai vostri sogni: un mondo migliore è possibile e necessario. E contribuire a costruirlo è anche divertente.,

Newsletter

Scelta della lista

Acconsento al trattamento dei dati personali secondo i termini di legge *