10 domande a Mike Barfield, autore di “Un giorno nella vita del mondo”

Tra una tazza di tè e l’altra (e un’altra ancora), Mike Barfield non solo ha trovato il tempo di progettare e scrivere Un giorno nella vita del mondo, ma ha avuto modo di rispondere anche alle nostre – immancabili – 10 domande.

Quando hai capito che volevi diventare uno scrittore?

Ricordo di aver cercato di realizzare una rivista a sei anni, durante l’ultimo anno della scuola dell’infanzia: in realtà, erano più puzzle che testi scritti. Non ho pensato seriamente alla carriera da scrittore fin quando, all’università, la gente ha iniziato a dirmi che ero divertente, e che avrei dovuto scrivere. Prima, da bambino, adoravo leggere fumetti – ne avevo a centinaia – e “da grande” volevo fare il giornalaio, così da poterli leggere prima di tutti gli altri!

Quanto ci è voluto per vedere la tua storia arrivare tra gli scaffali delle librerie?

Questo libro mi sembra che sia piovuto dal cielo! Mi sono divertito così tanto a fare ricerca e a scrivere che il tempo è volato, sinceramente. Penso che dal pronti, via! a quando ho consegnato il testo, e Jess ha finito le illustrazioni, sia passato meno di un anno – siamo andati alla velocità della luce rispetto ad altri titoli a cui ho lavorato. Soprattutto quelli che ho illustrato io stesso!

Sei il primo artista della tua famiglia?

Mio padre era un architetto e, quando ero piccolo, disegnava su ritagli di cartone alcuni dei miei personaggi preferiti dei cartoni animati, ma nient’altro. Che io sappia, sono il primo scrittore della mia famiglia. Per questo, per molti anni non l’ho vista come una carriera percorribile.

I tuoi tre libri, autori o illustratori preferiti di quando eri bambino e di oggi.

Il mio libro preferito – da adulto, come da bambino – è un annuario per bambini intitolato Beryl the Peril Book, del 1971. Beryl era un personaggio dispettoso di un fumetto chiamato The Topper, disegnato da un geniale fumettista inglese, David Law, creatore anche del Dennis the Menace. Ho ancora la mia prima copia del libro, che ho letto per ore, sdraiato sul letto al contrario, con la testa ai piedi del letto e il libro a terra sul pavimento. Poi, sono impazzito per William e basta di Richmal Crompton – storia incentrata su un altro bambino un po’ sfacciato – e ho letto e riletto la serie de Le avventure di Tintin di Herge. L’isola nera e L’affare Girasole sono i miei preferiti.
David Law e Herge sono i miei illustratori preferiti, assieme a Quentin Blake, Leo Baxendale (altro grande fumettista inglese), George Herriman (che ha fatto Krazy Kat) e tutta una lista di fumettisti americani, tra cui Charles M. Schulz, Linda Barry e Roz Chast.

La parte migliore e peggiore dell’essere uno scrittore.

Per me, la parte migliore è il tragitto casa-lavoro, per cui impiego solo dieci secondi, dalla cucina al mio studio, e che può essere fatto senza togliere la vestaglia, calda e confortevole! La parte peggiore è il tempo che perdo per far bollire l’acqua, visto che il mio lavoro viene interrotto continuamente da tante tazze di tè.

Come scrittore, cosa sceglieresti come tua mascotte/avatar/ animale guida?

Bella domanda. Visto che mi piace molto fare battute, che ne pensate di una iena ridens? Una iena ridens dipendente dal tè.

Come ti è venuta la prima idea per questo libro e cosa hai imparato scrivendolo?

La prima idea mi è venuta quando un editor della Buster Books mi ha scritto e chiesto cosa potevo tirare fuori da un nuovo progetto che stavano valutando. Sono stato molto fortunato, come è quasi sempre per uno scrittore quando pensa a una serie di idee, nella speranza che una di quelle possa essere scelta per diventare un libro. Quello che ho imparato di più scrivendo questo libro è stato che i bradipi si muovono per una settimana in mezzo alla cacca e che quella dei vombati è forma di cubetti. Sono conoscenze fondamentali per conversare a una festa!

Raccontaci tre cose interessanti/un po’ pazze su di te!

  • Avendo studiato biologia all’università, uno dei miei primi libri per bambini era sulle mosche. Con regolarità, mettevo in scena nelle librerie e nelle scuole uno show vestito da mosca gigante!
  • Amo le civette, e con le mani riesco a produrne il suono così bene da essere famoso per attrarle da miglia di distanza.
  • Possiedo anche un vasto numero di giocattoli di latta a carica manuale, che presento come circo a molla mentre sono vestito da presentatore con un paio di baffi all’insù.

Se non potessi essere uno scrittore, quale sarebbe il tuo lavoro ideale?

Mi piacerebbe essere un illustratore con stesse doti di Jess Bradley. Lo fa sembrare così facile!

Cosa vorresti che i lettori italiani ricordassero della tua storia?

Che essere curiosi e mostrare interesse verso il mondo è un’ottima cosa, e anche che tu puoi diventare uno scrittore, un giorno. Serve solo che qualcuno creda in te, e poi, una volta che hai iniziato, non bisogna mollare mai!

Newsletter

Scelta della lista

Acconsento al trattamento dei dati personali secondo i termini di legge *